C’è un solo modo per far succedere le cose: darsi da fare e farsi conoscere. A questo ho pensato mentre leggevo la storia di Julie Deane, fondatrice di «The Cambridge Satchel Company», un brand britannico che ha conquistato il mercato delle borse: una spettacolare fusione di maestria artigianale, ingegno, creatività , coraggio e strategia.
Julie in realtà non ne sapeva un granché di borse, prima di cominciare. Era dottore commercialista, insegnava all’università , viveva in provincia, e aveva un problema grosso come una casa a cui doveva trovare una soluzione: sua figlia, a scuola, era vittima di bullismo. Doveva assolutamente trasferirla in una scuola migliore, privata. Insomma: a Julie servivano soldi.
Credo che i sensi di Julie fossero sintonizzati su uno stato di massima allerta.
Che annusasse l’aria come un segugio, allarmata, ma nello stesso tempo vigile, attenta.
E la risposta giunse nel modo più strampalato immaginabile: le arrivò dai suoi figli, che in quel periodo avevano, come tanti, una vera ossessione per Harry Potter e per tutto il suo corredo scolastico, in particolare per le cartelle tradizionali in pelle sfoggiate dal famoso maghetto.
È il 2008. Julie ha 600 dollari da investire, una cucina da usare come laboratorio, una madre che l’aiuta e sei settimane di tempo (le vacanze scolastiche). Non è il massimo per inventarsi un’attività . Ma acchiappa l’idea al volo e, detto fatto, si mette all’opera: impara a creare a mano borse tradizionali ma con un tocco modaiolo. Quattro anni dopo ha una propria fabbrica, un fatturato da un milione di sterline, 65 dipendenti e un marchio famoso in tutto il mondo.
Cosa ci portiamo a casa da questa storia? Tanta roba, ma in particolare che ciò che ha reso questo marchio unico e apprezzato è stato l’approccio autentico e appassionato di Julie nel condividere la sua storia e il processo di creazione delle sue borse. E il web ne è stato il miracoloso tramite. Altro che maghetti.
In questo momento esistono clienti che avrebbero bisogno dei tuoi prodotti o dei tuoi servizi. Che sarebbero ben contenti di pagare ciò che chiedi.
Ma non lo faranno, perché non sanno che esisti.
Possiamo discettare a lungo su questo, ma i fatti parlano chiaro: compriamo quando ci sentiamo sicuri, quando conosciamo il nostro interlocutor e capiamo di poterci fidare.
Queste condizioni non nascono dal nulla. Sono il risultato di una presenza online. L’appassionante storia di Julie Deane e delle sue incantevoli borse mi ha confermato in pieno Il potere trasformativo del web per le piccole imprese al femminile, e ha rinnovato, pur non essendocene bisogno, tutto il mio entusiasmo e la mia fiducia verso il digital marketing.
Alla prossima storia! Viva le donne intraprendenti!